Melzo Hotel - Guida Turistica

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.: MELZO HOTEL
 Melzo è un comune di 18.499 abitanti della provincia di Milano. Di origini che alcuni vogliono etrusche - per identificazione con la Melphum o Melpum ricordata anche da Plinio il Vecchio - Melzo ebbe le proprie sorti assai presto legate a quelle della vicina Milano, a partire soprattutto dalla fine del XIII secolo quando, con l'aprirsi del conflitto tra Visconti e Torriani si inaugurarono per la realtà melzese tre secoli di guerre. In virtù della propria posizione geografica e a causa dei mutati equilibri politici fra Milano e Venezia, Melzo visse come realtà di confine i frequenti capovolgimenti di fronte, che durante tutto il Quattrocento videro confrontarsi il ducato visconteo-sforzesco e la Serenissima: l'episodio leggendario dell'eroina Agnese Pasta, e la relazione fra Galeazzo Maria Sforza e la nobile melzese Lucia Marliani, costellarono un secolo destinato a chiudersi, alla caduta del Moro per mano dei Francesi, con la consegna del marchesato di Melzo a Gian Giacomo Trivulzio, condottiero di Luigi XII e capostipite di una dinastia che si imporrà per quasi due secoli di storia melzese, caratterizzati dai fasti voluti dal casato per abbellire le proprie dimore e gli edifici più rappresentativi del borgo e da una complessiva stabilità sociale ed economica.
  Animato sin dal 1513 dall'appuntamento settimanale del mercato, il giorno di martedì, l'assetto produttivo melzese, anche dopo l'uscita di scena dei Trivulzio, rimane ancora prevalentemente centrato sulle attività agricole - con una vocazione di antiche origini per il settore caseario - alle quali dal Seicento si affianca la prima realtà protoindustriale di una fornace per mattoni. Occorrerà tuttavia attendere la fine del Settecento, con la comparsa delle prime filande, per assistere al concreto avvio di quella nuova fase dello sviluppo cittadino - significativamente segnata anche dall'apertura dell'ospedale delle Stelle, voluta nel 1770 dall'amministrazione asburgica di Maria Teresa d'Austria - che fra Ottocento e Novecento riconfigurerà completamente sia l'aspetto sin lì lungamente immutato del borgo sia le abitudini di vita della sua popolazione. Nel 1838, con la ripresa dell'attività dopo un momentaneo periodo di stallo, è la lavorazione della seta a rappresentare il motore trainante dell'industrializzazione melzese, con un travaso di manodopera dal settore agricolo a quello manifatturiero che - esaurito il momento di massima espansione degli stabilimenti tessili (Casanova, Ornago, Peroni, Gavazzi) - si orienterà decisamente verso quell'industria casearia che, nel passaggio di secolo e fino alle soglie della Seconda guerra mondiale, è ormai venuta configurando l'antica vocazione produttiva di un borgo nella realtà di un polo alimentare di rilevanza nazionale, grazie all'attività di Galbani e Invernizzi.
  Attraversate le dinamiche sociali ovunque connesse al fenomeno dell'industrializzazione - lotte sindacali, sovraffollamento della popolazione inurbata, nuove realtà abitative e familiari - e trascorsa l'interruzione dolorosa del secondo conflitto mondiale, Melzo si presenta agli ulteriori appuntamenti della crescita economica post-bellica, con le questioni legate all'immigrazione, e dunque all'ulteriore aumento della popolazione, e alla crescita indiscriminata del tessuto urbano: gli interventi di gestione avviati a partire dagli anni Settanta, intesi soprattutto al controllo del versante urbanistico - con il Piano Regolatore e i piani di recupero per il centro storico -, introducono in qualche misura all'ulteriore riconversione della realtà economica melzese a quel terziario avanzato la cui conclusiva affermazione, ancora in tempi recenti, appare quasi esemplarmente riassunta dall'apertura del cinema multisala Arcadia. Con la memoria delle vicende storiche - ancora assai in divenire, e dunque foriera di sviluppi futuri - l'identità di Melzo è poi illustrata dalle monumentali testimonianze del passato pervenuteci: dall'antica fondazione della parrocchiale dei santi Alessandro e Margherita, architettura di forme quattrocentesche lombarde, alla residenza un tempo fastosa di Palazzo Trivulzio, presenza tuttora dimensionalmente emergente nel tessuto urbano, alla chiesa di sant'Andrea, con il prezioso ciclo degli affreschi quattro-cinquecenteschi, alle altre fondazioni trivulziane dell'Oratorio di sant'Antonio e delle chiese di san Francesco e di sant'Ambrogio (Torre Civica), sino all'Ospedale delle Stelle, già convento di Carmelitani, convertito alla nuova destinazione d'uso da Maria Teresa.